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Calligrafia… una matematica d’altri tempi?
- 10/01/2018
- Pubblicato da: Tokalon
- Categoria: ITALIANO MATEMATICA SCUOLA
Il mondo della scuola si fonda ancora oggi su documenti scritti prevalentemente a mano, al contrario di quanto avviene in altri ambienti, dominati dall’uso della tecnologia e dei programmi per la videoscrittura. Pertanto, nel nostro lavoro quotidiano di insegnanti abbiamo modo di vedere centinaia di scritture, ognuna diversa dalle altre, riflesso unico ed irripetibile di un universo che costitutisce e rappresenta la parte più nascosta e personale di ogni allievo. Attraverso l’attività grafica (scrittura, disegno, rappresentazione di forme, utilizzo del colore) avviene la nostra comunicazione giornaliera in classe e, il più delle volte, questa stessa comunicazione ci permette di percepire e scorgere nei nostri alunni difficoltà che poi si ripercuotono nell’apprendimento stesso.
Quanto ci risulta difficile lavorare con i ragazzi con una geometria pasticciata o con un’aritmetica e un’algebra che assomiglia per lo più ad una sequenza di grafemi preistorici?! Quanto ci stupisce a volte constatare la difficoltà di alcuni, ultimamente di molti, nello scrivere all’interno del quadretto o lungo il rigo? Quanto ci disorienta vedere quanto non sempre è naturale l’utilizzo cosciente e funzionale dello spazio del foglio?
Quanto tutte queste difficoltà che osserviamo sono davvero sintomo di difficoltà più grandi?
Di questo si parlava il 3 gennaio 2018 in un articolo di Eleonora Fortunato apparso su OrizzonteScuola.it quanto una poco attenta educazione alla bella grafia, che negli ultimi anni va sicuramente scemando nella nostra scuola, sta influenzando tutto questo?
Ma davvero è roba d’altri tempi? esordisce Eleonora Fortunato nell’articolo.
L’Enciclopedia Treccani definisce calligrafìa
[dal gr. καλλιγραϕία, comp. di καλλι- «calli-» e –γραϕία «-grafia»] L’arte, affine al disegno, che insegna a tracciare la scrittura in forma elegante e regolare.
Rimandiamo al testo integrale dell’articolo (https://www.orizzontescuola.it/disortografia-discalculia-centrasse-anche-mancato-insegnamento-della-calligrafia) per la lettura dell’intervento di Anna Ronchi, calligrafa, fondatrice e presidente onoraria dell’Associazione Calligrafica Italiana, dove sottolinea fortemente la necessità di tenere vive l’attenzione e l’educazione al gesto scritto, specie quello corsivo, inteso come strumento fondamentale di comunicazione espressiva.
Riportiamo qui, invece, il testo dell’intervento della prof.ssa Ana Millán Gasca, professore ordinario di Matematiche complementari nel Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università Roma Tre:
Professoressa Millán Gasca, perché dietro alle difficoltà che alcuni bambini hanno con cifre e calcoli potrebbe esserci una non adeguata educazione alla scrittura?
“La mia esperienza mi ha portata a osservare che spesso nello svolgimento delle operazioni i bambini incontrano difficoltà di tipo geometrico, non riescono cioè ad allineare bene i numeri, i segni, i riporti, e questo crea in loro grande confusione, generando una ricaduta sulla materialità dei simboli. Per rimediare li si costringe a disegnare una “scatola” di righe e colonne dove inserire unità, decine ecc, cosa che li obbliga a una fatica ripetitiva e priva di senso: i bambini amano le linee e sono capaci di impegnarsi a fondo su un compito, ma soltanto se ne hanno ben chiaro il senso, altrimenti vanno subito incontro ad astio e frustrazione. Il mio interesse verso questo argomento nasce poi anche da una considerazione più generale: viviamo nel secolo della grafica, che è una disciplina meravigliosa e in pieno sviluppo, pertanto anche la scrittura manuale sta piano piano guadagnandosi una rinnovata attenzione, come dimostrano i due filoni di studi, in qualche modo complementari tra loro, che ho incontrato nella mia ricognizione”.
Uno di questi è proprio quello portato avanti dalla Associazione Calligrafica Italiana.
“Esatto, questo gruppo di calligrafi, ed in particolare Anna Ronchi, procedono nella ricerca di un modello di scrittura manuale rinnovata e adeguata al gusto contemporaneo e agli strumenti di scrittura di cui disponiamo oggi (fino agli anni Cinquanta i bambini ancora avevano pennino e inchiostro!); analoghe ricerche sono state fate o sono in corso in molti altri paesi, alle volte sostenuti dalle istituzioni, come in Francia. Poi c’è la casa editrice americana Zanner Bloser che sta promuovendo da ormai qualche anno una ricerca sulla struttura e sull’ossatura grafica delle lettere, editando testi che permettono ai ragazzi di comprendere che dietro alle lettere esistono concetti geometrici: segmenti, cerchi, equidistanza…
Uno dei punti fermi nei miei studi è sempre stato il considerare l’intuizione geometrica alla base dell’apprendimento della matematica e delle scienze, e anche attraverso la calligrafia il bambino fa esperienza geometrica, lavora sul parallelismo, sugli angoli, sulle proporzioni, sull’uguaglianza, sulle righe, sulle colonne, sull’equidistanza. È evidente che perdendo anche questo tipo di esercizio i bambini hanno iniziato a fare ancor meno geometria rispetto al passato”.
Sembra un’affermazione paradossale, siamo abituati ad associare la scrittura al mondo delle lettere piuttosto che a quello dei numeri.
“Tutto quello che è bello tendenzialmente possiede una struttura geometrica, la tensione con la regolarità geometrica è insita nelle arti. È vero che la scrittura rappresenta la prima introduzione al pensiero simbolico (l’alfabetizzazione), ma è anche un’esperienza grafica e motoria; sia Pestalozzi sia Séguin, padri della pedagogia moderna, hanno sostenuto che per introdurre i bambini allo studio delle lettere bisognasse lavorare preliminarmente sul disegno geometrico e sulle forme.
Si tratta poi di un’esperienza di una vitalità meravigliosa. Infatti, col gesto della scrittura non soltanto ci muoviamo fra cerchi, segmenti, angoli e distanze “statiche” della geometria, ma generando linee a partire da punti i bambini entrano in contatto con il dinamismo delle curve della scienza moderna”.
Ha parlato di gesto scritto come risposta a una tensione, a un bisogno artistico connaturato con l’uomo, a questo punto sembra quasi superfluo chiederle cosa pensa delle politiche educative di quei Paesi che hanno optato per l’abbandono della scrittura a mano in favore di una più massiccia pratica sulla tastiera.
“La sua domanda non è superflua, anzi mi dà modo di chiarire che io non vedo nessun antagonismo tra le due pratiche, che andrebbero intensificate entrambe. Trovo sconcertante che la scuola non fornisca a bambini e ragazzi gli strumenti e le occasioni per velocizzare la scrittura digitale, molti miei studenti universitari scrivono alla tastiera del loro pc o tablet utilizzando solo due dita! I docenti di stenografia e dattilografia delle superiori che sono stati spostati su altra disciplina… un altro patrimonio disperso di conoscenze e di esperienze considerate evidentemente obsolete, inutili. Da questo piccolo esempio traiamo la lezione che per innovare bisogna studiare molto e conoscere sia la tradizione, sia le condizioni dell’oggi, combinare la prudenza con le tante spinte creative presenti nel nostro mondo, e certo non seguire slogan e ideuzze improvvisate”.
Concludiamo questo contributo prendendo in prestito, ancora una volta, le parole della prof.ssa Millan Gasca:
“La matematica è presente nella nostra vita, nella scienza e nella tecnologia, eppure essa è invisibile: cerchiamo di ritrovarla come compagna nell’avventura umana, per non dover più ridurla ad un ammasso di calcoli e di simboli che spaventano, e comprenderla invece come espressione della forza creativa nella quale riconosciamo la parte migliore di noi stessi.”
Buona scrittura, lettura e matematica a tutti noi!