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Una donna che ha ancora molto da insegnarci
- 08/03/2018
- Pubblicato da: Tokalon
- Categoria: LIBRI MATEMATICA SCUOLA
Onoriamo l’8 marzo con la storia di una donna che ha ancora molto da insegnarci. Questa primavera è in uscita con Carocci il libro I bambini e il pensiero scientifico, di Paola Magrone e Ana Millán Gasca, che presenta una traduzione integrale del saggio “La preparazione del bambino alla scienza” (The preparation of the child for science) pubblicato da Mary Everest Boole nel 1904. Noi di ToKalon abbiamo avuto il privilegio di leggerlo in anteprima: è un vero e proprio classico della pedagogia moderna, scritto con vivacità e pieno di idee didattiche per avvicinare ai bambini molto piccoli la matematica e le scienze naturali.
Mary Everest appartiene a un gruppo di donne che, nella Inghilterra della Regina Vittoria (quasi settant’anni di regno, fino al 1901), conquistarono una sempre maggior visibilità sulla scena culturale e riuscirono così a esprimere il loro contributo alla loro epoca che vedeva tanti cambiamenti su tutti i piani.
Per una donna come lei, interessata alla scienza, l’impossibilità di accedere all’università era un grande ostacolo, eppure non si perse mai d’animo. Era nipote del cartografo e geografo George Everest – con il cui cognome conosciamo oggi in molti paesi il monte più alto del mondo nella catena dell’Himalaya – e con lui scoprì non solo molte nozioni scientifiche cruciali nella vita politica, economica e sociale, ma anche la presenza in India di un pensiero religioso diverso e coinvolgente quanto quello cristiano. Il rapporto fra la scienza e la vita, fra la scienza e le aspirazioni dell’essere umano che cerca un senso e cerca la verità, fu sempre al centro della sua riflessione.
Studiò matematica approfonditamente con l’aiuto di suo marito, George Boole, che sarebbe diventato celebre come fondatore della logica matematica. Oggi usiamo le idee di Boole ogni volta che facciamo ricerche su Internet con parole chiave, e in generale negli strumenti digitali… eppure il suo vero scopo era filosofico e non tecnologico: applicare le regole dell’algebra allo studio del pensiero umano era per Boole un modo per avvicinarsi alla psicologia umana, al rapporto fra le varie credenze. Si conobbero nel 1850 e si sposarono cinque anni dopo, vissero insieme nove anni ed ebbero cinque figlie (due di esse future scienziate). Una stagione breve ma di sodalizio intenso. La morte precoce del marito (per colpa di una polmonite dopo una camminata sotto la pioggia) non la fece perdere d’animo….
il seguito di questa storia lo potrete leggere nel libro!
E soprattutto potrete leggere il discorso incisivo dell’autrice, apprezzare la sua indipendenza e la sua attenzione a evitare il dogmatismo che minaccia la scienza e coloro che la insegnano, tanto quanto minaccia e isterilisce il pensiero religioso; ecco qui un breve brano del primo capitolo, intitolato “La mente scientifica”:
Alcuni modaioli […] ritengono che ai bambini non debba essere detto nulla, ma devono “scoprire tutto da soli”. Ciò che la scienza davvero afferma a questo proposito è che una chiara linea di demarcazione deve essere mantenuta tra ciò che l’individuo ha osservato e quello che ha imparato di seconda mano. L’affermazione che i bambini debbano scoprire tutto e che nulla debba essere loro detto è tangibilmente assurda. […] Nessuno può scoprire da sé tutto quello che deve sapere. Come potrebbe un individuo scoprire da solo il movimento della terra intorno al sole? Ciò che la scienza afferma è che a nessun bambino deve essere detto nulla circa il moto della terra finché non ha osservato lui stesso molte albe e tramonti; fino a che una sensibilità e convinzione della immobilità della terra e dello spostamento del sole non siano diventati organici presso di lui. Questo registrare un’impressione “sbagliata” è quello che dobbiamo garantire nella scienza; mentre negli studi classici dovremmo cercare di impedirlo. […]
In aritmetica, la più sistematica delle scienze, facciamo correggere al bambino se ha commesso un errore di distrazione nel fare le somme; ma nessun buon insegnante interrompe un apprendimento parziale, fino a che il normale tempo a disposizione non sia terminato. […]
Supponiamo che un giovane contempli il cielo stellato fino a quando non si è imbevuto di un’impressione del suo aspetto variabile, il che è istruttivo; ma l’istruzione non è scientifica. Supponiamo che un navigatore legga o gli venga detto che quando i corpi celesti appaiono in certe relative posizioni a una certa ora la latitudine deve essere così e così, che è un utile insegnamento tecnologico: non ha alcuna pretesa di essere chiamato scientifico (l’informazione tecnologica è spesso chiamata impropriamente “scientifica” negli annunci pubblicitari). Supponiamo che si legga una storia delle varie teorie che sono ritenute valide per le cause dei fenomeni presentati dai corpi celesti, che è di per sé un trattamento storico o letterario del soggetto, non un trattamento scientifico. Ma quando un bambino si è formato una chiara e indisturbata impressione dell’immobilità della terra e del moto apparente del sole, e poi ha letto che gli astronomi ritengono che la terra giri e il sole non vada intorno alla terra, se poi mette insieme le due affermazioni apparentemente contrastanti – una provocata dai suoi sensi, l’altra dal libro – e lascia che si combinino per creare un’idea che deve abbracciare entrambi, allora un sacrosanto atto scientifico ha avuto luogo nella sua mente. Ha fatto veramente un pezzetto di vero e proprio lavoro scientifico.
Mary Everest, Maria Montessori, Grace Young, Margarita Comás, sono tutte donne scienziate (di cui magari riusciremo a parlarvi in futuro!) che, a cavallo del 1900, svilupparono molte idee per avvicinare i bambini ai numeri, alla geometria, alle scienze naturali. I loro libri si distinguono per un linguaggio diretto ed efficace, por la conoscenza del mondo infantile frutto della loro esperienza di insegnanti, di madri, di studiose, per proposte concrete, che oggi si possono continuare ad applicare o che ispirano proposte nuove, con materiali spesso poveri e con molto ingegno e sapienza didattica. Ciò che le unisce si può esprimere con le parole della più giovane di esse, Margarita Comás:
Le scienze […] servono a umanizzare le menti dei bambini e ragazzi; insieme alla letteratura e all’arte le scienze sono una delle grandi espressioni storiche dello spirito; e di conseguenza hanno uguale diritto a un posto preminente nel programma scolastico.
Viva le donne, viva la scienza!!!