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Da dove vengono i bambini?
Tranquilli, questa settimana non parlo di cicogne né tantomeno voglio proporvi un corso accelerato di educazione sessuale! Ho pensato di condividere una serie di piccoli esercizi che ho utilizzato in classe per scoprire qualcosa in più su matematica e bambini:
Come non annoiarli? Come aiutarli ad affrontare le loro difficoltà? Come non farsi sopraffare dalla paura di annoiare e di non riuscire ad aiutarli?
Premessa
Anzitutto cerco di rispondere alla nostra domanda: “da dove vengono i bambini?” E aggiungo: “come sono arrivati fin qua?”. Qualche simpaticone potrebbe rispondere che sono venuti a piedi o col bus! Prendiamolo sul serio: anche questa esperienza potrebbe essere contenitore di molta esperienza matematica!
Andiamo con ordine, si dice sempre che la matematica è ordine, o no? Siamo tutti convinti? Oppure non è vero?!
Probabilmente arrivati a questo punto vi starete chiedendo di che diavolo tratti questo articolo: ecco, siete arrivati al punto giusto! Per riflettere su quanto vi sto per dire e per praticare gli esercizi, cercate di assumere un atteggiamento di totale fiducia, limitando al massimo i pregiudizi e convincendovi di non sapere (ricordate Socrate!)
Il punto centrale risiede nel fatto che i bambini che abbiamo di fronte (immaginiamo di prima primaria) hanno fatto già tantissime esperienze matematiche e se avessimo la pazienza di farcele raccontare tutte potremmo scrivere un numero indefinito di guide e di schede di lavoro! Il problema però è che loro le hanno vissute, ma non sempre sono consapevoli del fatto che stavano osservando, toccando, giocando con numeri e forme!
Il senso più profondo, intimo e viscerale della musica dei numeri, della “magia del contare” lo ascoltiamo nella pancia della nostra mamma: il cuore della mamma suona il ritmo dell’uno, rassicurandoci, anche quando ormai “fuori”, non possiamo più godere di tutto quel calore e protezione. Ed ecco che si cresce già! E si vede che il ritmo del cuore e delle ninne nanne e cantilene ci è rimasto dentro perché iniziamo a “dire” i numeri con parole strane (vere non-parole inventate da noi!) create ad hoc per imitare la “musica” che sentiamo dagli adulti quando contano. E si iniziano a dire parole numerali prima in disordine (o meglio secondo un ordine personale svincolato dalla quantità), poi in ordine associando anche la quantità giusta e poi su e giù dalle scale contando e ancora… giro girotondo…un, due, tre…stella….macchinina rossa dove vai?….ambarabaccicciccoccò. Iniziamo a giocare con sassolini, perline, polpette di sabbia, costruzioni, pongo, ritagli, palline, bambole, bicchieri, orsacchiotti, trenini e vagoni: li impiliamo, li smontiamo e rimontiamo, li distribuiamo, li togliamo, li aggiungiamo, a volte li rompiamo pure (ed eccole: le frazioni!). E poi un giorno: volevamo disegnare qualcosa e prova e riprova…esce un due! E io sono proprio contento perché ho fatto il primo due della mia vita! Finalmente una cosa positiva dopo che sono stato triste perché mia sorella maggiore ha avuto tre regali mentre io solo due!
(siete passati dalla prima persona plurale alla prima persona singolare? Allora tutto sta procedendo bene!)
Scusate la regressione!
Tutto ciò è per sottolineare un fatto: quanti dei nostri alunni, arrivati in prima, hanno già scritto dei numeri? Magari sono arrivati al segno per caso, lo hanno letteralmente scoperto, per loro ha una matrice quasi magica! Tanti, tantissimi di loro, attraverso la loro esperienza, hanno aggiunto, tolto, sicuramente operato entro il 10, si sono “misurati”, con circonferenza, punti, poligoni: in poche parole sono persone molto giovani ma con già un buon curriculum alle spalle!
Tutto questo hanno potuto farlo grazie al gioco, alla capacità mimesica: quella che ci permette di trasformarci in qualcos’altro e di trasformare tutto ciò che abbiamo intorno. L’immaginazione ci permette di allenarci all’astrazione (così temuta in primis dagli insegnanti!).
Ergo, facciamogli capire che a scuola la maestra ha grande intesse a scoprire e a valorizzare le loro esperienza, perché la cultura non è solo ricevere nozioni ma imparare a ragionare e a cogliere la bellezza e la vita nelle cose: così la noia scomparirà di sicuro e ci sarà una impennata di entusiasmo e motivazione. Facciamogli capire che le loro esperienze di gioco sono state importanti perché hanno imparato a usare tantissime strategie diverse e da soli (si, SOLI!) hanno imparato a fare addirittura le prime addizioni e sottrazioni o a ragionare sulle proprietà di figure geometriche: avranno sicuramente fiducia in se stessi e capiranno soprattutto che numeri e forme fanno parte da sempre della loro vita perché fanno parte del patrimonio culturale universale, non sono oggetti astratti sui quali ricevere un addestramento.
Ma ora mettiamoci al lavoro!
Esercizio 1: Gioco ergo sum
Vi chiedo di prendere il vostro album delle foto e di sfogliarlo tutto: a cosa giocavate quando eravate piccoli? Quali erano i vostri desideri? Cosa vi affascinava? Cosa non vi piaceva fare? Questo vi permetterà di fare un lavoro direi quasi “attoriale” per calarvi nei panni dei vostri alunni: perché se non li ascoltate, se non vi immedesimate, non potete capirli. Il secondo passo risiede nel tirare fuori un vecchio gioco e mettersi a giocare con un altro adulto o meglio con un bambino. Terzo passo: portate foto e gioco in classe: anche se I nostri alunni molto spesso stentano a crederlo anche noi siamo stati bambini! Sarà l’inizio della vostra amicizia speciale. A voi servirà per riascoltare la bellezza del mettersi in gioco senza paura di essere giudicati.
Esercizio 2: Ricre-azione
Raccogliete qualche gioco di costruzione, blocchi, scovolini, tangram e lasciateli a disposizione. Mettetevi con pazienza ad osservare: ne vedrete delle belle! Oltre al fatto che nelle discussioni tra alunni sulle costruzioni, ad esempio, spesso si creano delle vere e proprie espressioni matematiche, osserverete ibridazioni interessanti tra diversi giochi nonché un sodalizio magico tra aritmetica e geometria. Fate qualche foto per dimostrarvi interessati. Alla fine della ricreazione scegliete una costruzione composta e provate con la classe a inventare quesiti, indovinelli, problemi, operazioni a partire da quella costruzione. Provare per credere.
Esercizio 3: Apriti…sesamo!
Cerchiamo di far aprire il sesamo per far uscire tutta la ricchezza delle esperienze! Un modo per farlo è attraverso la conversazione guidata riguardo ad esperienze del passato (porre ad esempio la domanda: come hai fatto ad imparare a contare?) oppure attraverso piccoli esercizi di riflessione (qual è il tuo numero preferito? Perché? E il numero che non ti piace? Un numero triste? E uno arrabbiato? Vedi nella foto nostra foto di copertina il bambino che ha completato la frase “ 1 come…” disegnando, tra gli altri, i suoi supereroi preferiti). Un altro “trucco” che ho trovato efficace nella mia esperienza risiede nel fatto di impormi di proporre almeno una volta a settimana una domanda aperta: ad esempio osserva una x figura e inventa operazioni. Queste attività hanno riscosso un successo incredibile: anche i bambini con maggiore difficoltà nel calcolo non hanno avuto problemi di sorta e qualcuno è andato oltre arrivando addirittura ad operare con l’infinito!
La creatività è una ricchezza incredibile e nella scuola primaria dobbiamo sempre metterla al centro: valorizzarla nei bambini ma anche in noi stessi, inventando ogni giorno qualcosa di nuovo per divertirci con i nostri alunni imparando!
Buona Matematica a tutti!