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Scienza e storia. Il racconto di un bambino che è diventato un professore
Da piccolo, come molti bambini, trascorrevo alcune ore del pomeriggio davanti alla tv in compagnia dei miei cartoni animati preferiti: le interminabili partite di Holly e Benji e le spettacolari battaglie di Jeeg Robot sono forse il ricordo più bello.
Ma il fascino che suscitava in me la serie Grandi uomini per grandi idee (Il ètait une fois… les découvreurs) era quasi magico. Rappresentavano un mix perfetto tra divertimento ed avventura e soprattutto tra scienza e storia.
Chi l’avrebbe mai detto che un giorno sarei stato anche io un uomo di scienza!
Scienza e Storia della Scienza, due facce della stessa medaglia che spesso noi insegnanti dimentichiamo, specie se svolgiamo il nostro lavoro in una scuola secondaria. Ripercorrendo la strada intrapresa fin qui, credo di essermi avvicinato sempre di più alle materie scientifiche proprio perché avevo intravisto – seppur spesso inconsciamente – entrambe le facce di questa medaglia. Questo interesse per l’indiscutibile ed affascinante legame tra la scienza e la sua storia – vissuto con alti e bassi ma sempre presente nella mente – si è sicuramente articolato e consolidato durante gli anni dell’università, in particolare quando, nel biennio della laurea specialistica – per dovere ma soprattutto per diletto – mi sono ritrovato a leggere e studiare libri sia di storia sia di semplice divulgazione scientifica.
Oggi, da docente di matematica e fisica di scuola secondaria di secondo grado, cerco spesso di riferire il mio insegnamento alla storia relativa all’argomento affrontato o allo “scienziato di turno”.
Proprio in questi giorni, nelle classi quinte, stiamo affrontando l’arduo studio del campo elettromagnetico descritto a noi da uno dei personaggi per me più belli e affascinanti della storia della fisica, Michael Faraday. Preparando il materiale per la lezione, a sera tarda come ogni volta, sfogliando libri ed appunti, mi sono perso nei pensieri e tornato a tanti anni fa quando una puntata di “Grandi uomini per grandi idee” già mi aveva colpito il cuore. Cercata on line e rivista con la stessa passione di qualche tempo fa, la condivido con piacere:
https://www.youtube.com/watch?v=rcx5OagnYns .
Quella stessa sera un altro ricordo, legato alla lettura di un libro del professore Carlo Rovelli “La realtà non è come ci appare. La struttura elementare delle cose” (ed. Cortina Raffaello), ha animato i miei pensieri.
L’autore disegna una visione fisica del mondo, analizzando come sia cambiata la nostra immagine di questo dall’Antichità fino alle scoperte più recenti raccontando in modo abbastanza leggero ed originale la passione e la bellezza che hanno animato questo percorso di ricerca .
Questi ricordi, in cui diletto e lettura si sono incontrate e completate reciprocamente, sono stati fondamentali per la preparazione della mia lezione e posso affermare con sicurezza che è stata probabilmente la più bella ed interessante degli ultimi anni su questo argomento. I ragazzi sono rimasti affascinati dalla storia e, probabilmente grazie a questo, hanno dimostrato un’attenzione più significativa anche durante la parte più tradizionale, come se la storia avesse loro permesso di accedere alla parte più tecnica scientifica con un interesse superiore.
La storia della scienza può, o meglio deve, essere uno strumento fondamentale per la didattica quotidiana. Ovviamente non potrà eliminare le difficoltà degli studenti, ma sicuramente li aiuterà ad immedesimarsi nella disciplina, a scoprirne i suoi aspetti più curiosi e familiari e a vederne soprattutto gli intrecci che questa ha avuto con la storia dell’uomo.
Per concludere, vi riporto la sintesi con cui ho concluso le mie lezioni:
“Newton (XVII sec) giudica assurdo il suo lavoro capendo che dietro l’azione a distanza deve esserci qualcos’altro, ma non ne ha idea di cosa possa esserci e liquida la questione con un fantastico……”lascio questo alle considerazioni dei miei lettori”
Poi arrivano Faraday e Maxwell (XVIII sec), il primo figlio di un fabbro Londinese senza educazione, il secondo un ricco aristocratico scozzese. Faraday è completamente allo oscuro della matematica, ma VEDE la fisica e diventa il tanto atteso lettore di Newton e in un libro, nel quale non compaiono equazioni, introduce questa nuova entità ovvero il “campo”.
Maxwell capisce la genialità di questa idea e la traduce in linguaggio matematico… ha bisogno di una pagina intera di equazioni, le stesse equazioni che noi oggi scriviamo in mezza riga.”
E per questa volta: Buona Scienza e Storia della Scienza a tutti!