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Con gli occhi dei bambini…
- 18/02/2017
- Pubblicato da: Tokalon
- Categoria: LIBRI MATEMATICA SCUOLA
Questa settimana ammettiamo un po’ di stanchezza: scrutini di fine quadrimestre, impegno con corsi di formazione che stiamo conducendo ed una sorpresa per il Pi Greco Day… Ma abbiamo pensato comunque di offrirvi due piccoli contributi per riflettere su quanto sia importante per i docenti “guardare con gli occhi dei bambini”. Dobbiamo ringraziare ancora una volta l’autrice del libro Numeri e forme. Didattica della matematica con i bambini (Zanichelli 2016) per aver trovato queste “pepite d’oro”!
Il primo contributo proviene da un libretto intitolato Come si insegna la aritmetica e la geometria (terza edizione nel 1929) scritto da Margarita Comas, professoressa presso la scuola normale per maestre della città di Tarragona, in Spagna, ed edito dalla Rivista di Pedagogia di Madrid:
Realtà e utilità. Rimangono poche persone che mettono in discussione il valore dei problemi come mezzo per dare realtà alle verità matematiche; ma sono molti coloro che, confondendo ciò che è reale con ciò che è utile, usano soltanto problemi di aritmetica commerciale, come se i bambini fossero tutti piccoli commessi, ignorando che per una mente infantile ha tanta o più realtà che il prezzo del pane o il reddito di un capitale la strada che ha percorso Pinocchio in una delle sue escursioni o l’altezza del castello nel quale si trovava la Bella addormentata del bosco.
Un’altra tendenza consiste nel confondere il mondo nel quale vive il bambino con ciò che egli può vedere e toccare. Ciò ha un certo valore, in quanto educa i sensi e offre una base per un pensiero esatto; ma non è possibile limitarsi a questo, e bisogna ricordare sempre che l’immaginazione svolge un ruolo importantissimo nella vita infantile e che dobbiamo profittarne se vogliamo fare delle Matematiche qualcosa di più di un meccanismo per contare.
Si proporranno, quindi, problemi di applicazione all’industria, al commercio, alla vita domestica, quando così lo suggerisca la natura di ciò che si sta studiando; si risolveranno altri prendendo misure, pesando, ecc; in una parola, usando il corpo nel contempo che si usa l’intelligenza; ma si detteranno questioni di pura immaginazione, purché l’immaginato interessi il bambino e illustri il punto che vogliamo studiare.
La seconda pepita è del più famoso Antoine de Saint-Exupéry nel suo piccolo Piccolo principe (1943):
Se vi ho raccontato tanti particolari sull’asteroide B 612 e se vi ho rivelato il suo numero, è proprio per i grandi che amano le cifre. Quando voi gli parlate di un nuovo amico, mai si interessano alle cose essenziali. Non si domandando mai: «Qual è il tono della sua voce? Quali sono i suoi giochi preferiti? Fa collezione di farfalle?«
Ma vi domandano: «Che età ha? Quanti fratelli? Quanto pesa? Quanto guadagna suo padre?» Allora soltanto credono di conoscerlo. Se voi dite ai grandi: «Ho visto una bella casa in mattoni rosa, con dei gerani alle finestre, e dei colombi sul tetto», loro non arrivano a immaginarsela. Bisogna dire: «Ho visto
una casa da centomila lire», e allora esclamano: «Com’è bella».
Così se voi gli dite: «La prova che il piccolo principe è esistito, sta nel fatto che era bellissimo, che rideva e che voleva una pecora. Quando uno vuole una pecora è la prova che esiste».
Be’, loro alzeranno le spalle, e vi tratteranno come un bambino. Ma se voi invece gli dite: «Il pianeta da dove veniva è l’asteroide B 612» allora ne sono subito convinti e vi lasciano in pace con le domande. Sono fatti così. Non c’è da prendersela. I bambini devono essere indulgenti con i grandi.
Ma certo, noi che comprendiamo la vita, noi ce ne infischiamo dei numeri!
Lasciamo a voi le riflessioni e i commenti.
Buona Matematica a tutti!