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Enrico Giusti, il piacere della matematica e i ragazzi
- 13/10/2024
- Pubblicato da: Ana Millán Gasca
- Categoria: LIBRI MATEMATICA SCUOLA
Enrico Giusti (1940-2024) consigliava caldamente un racconto sulla matematica scritto da Apostolos Dioxiadis, Lo zio Petros e la congettura di Goldbach. Il libro dell’autore greco fu pubblicato nel 1992, nel 1996 Hans Magnus Enzelsberger pubblicava Il mago dei numeri. In quegli anni Giusti, uno studioso dell’analisi matematica e della storia della matematica, si inoltrava sempre con maggior brio e originalità nel campo della comunicazione della matematica. Egli stesso, in un colloquio nel 2000 per un articolo poi pubblicato su Prometeo. Rivista di scienze e storia, mi indicò il punto di partenza delle sue attività in questo ambito: la stesura del suo manuale di analisi, pubblicato nel 1979. In quel momento era passato dal muoversi nel mondo degli specialisti e dei “dotti” all’immedesimarsi con gli “inesperti”, ossia gli studenti e il pubblico in generale. Credo che il suo amore per la matematica unito alla propensione all’azione (della quale mi parlò in quel colloquio) lo avessero portato ad esprimere uno stile inconfondibile nella stesura di un testo universitario comprensibile, di un invito all’analisi matematica corredato da note storiche appassionate. Su questa scia si colloca l’attività per la quale è più noto in questo ambito, ossia l’esibizione al pubblico della matematica attraverso la materializzazione museale: da una prima mostra, Oltre il compasso. La geometria delle curve (il catalogo fu edito nel 1993 da Edizioni Carte Segrete) alla fondazione del primo museo di matematica del mondo, Il Giardino di Archimede, alla vigilia del nuovo secolo.
Nel suo avvicinarsi sempre di più alla “matematica per tutti”, Giusti ha mostrato coraggio intellettuale e creatività, che forse si esprimono nel modo più radicale nella sua ultima impresa, ossia tre splendidi libri per ragazzi, due dedicati ai numeri e uno alla geometria, prodotti dal Giardino di Archimede con tre illustratori diversi: Simone Frasca, Andrea Rauch ed Elena Triolo. I tre libri sono ispirati alla ricerca recente in storia della matematica, e anche a una concezione sulla natura della matematica che Giusti aveva discusso nel suo saggio Ipotesi sulla natura degli oggetti matematici (1999): la matematica è un universo di oggetti immaginati frutto dell’essere umano in azione, dei suoi gesti e delle sue intenzioni. Già, proprio il nostro agire! Forse in questi tre preziosi libri ritroviamo tracce del mondo interiore del giovane Giusti alunno delle scuole elementari e medie (S. Tommaso d’Aquino) a Priverno, il paese di origine della sua famiglia, e del Liceo classico Dante Alghieri a Latina, prima di andare a studiare Fisica all’università La Sapienza.
Awa insegna a contare (2011, traduzione inglese del 2019, ora ripubblicato da Scienza Express) fu un libro davvero sorprendente. Il Museo aveva pubblicato precedentemente due libri di Raffaella Petti con due protagonisti bambini, Uri e Ahmose, dedicati alla numerazione scritta sumera ed egizia. Ora arrivava una bambina, Awa, con la madre, e più tardi il figlio Gau in un remoto indefinibile passato africano dei primi villaggi di Homo Sapiens. Sorprendente, se si pensa all’accento posto sulla scrittura a scuola, risultava il fatto che libro di Awa riguardasse le parole del nostro dire ed ascoltare.
Il loro essere scandite per conteggiare le cose si presenta in questo racconto in scene di una vita quotidiana ma non tristemente utilitaria, anzi impregnata di bellezza, ingegno e sorpresa, che scorre fra conversazioni e sfide in una piccola comunità. Si trova l’eco – poi spiegato in alcuni esempi scelti nelle pagine finali – di tante ricerche etnografiche sul numero che hanno confluito nella moderna etnomatematica; che si collegano oggi naturalmente alle ricerche sull’origine remota dei numeri per conteggi e misure, ancor prima della creazione dei primi sistemi di annotazione grafica .
A distanza di alcuni anni, nel 2018 Giusti pubblicò altri due libri. Leonardo scopre i numeri indiani è in qualche modo la controparte del primo libro, poiché si parla dell’attuale sistema di numerazione scritta: quello appunto che si impara a scuola in tutto il mondo.
Completa quindi idealmente i libri di Petti citati prima. Il protagonista è ora un ragazzo, il giovane Leonardo Fibonacci: uno studioso vero – immaginato nella sua fanciullezza a Bejaja, nel Nord Africa – al quale Giusti ha dedicato un infaticabile impegno di ricerca ed edizione delle opere (Liber abbaci e Pratica geometrie ). I capitoli esprimono l’atmosfera del libricino, a cavallo fra fantasia e ispirazione storica: Il viaggio per mare; Leonardo va a scuola; La storia del re e del bramino; I numeri indiani; Duecentocinquantasei (e più) scalini alla volta; Moltitudine; Ritorno a Pisa.
L’ultimo libro, dedicato alla geometria, Imhep misura i campi, è ambientato in Egitto. Suggerisco di accostarli ad altri libri per ragazzi deliziosi, il citato Ahmose e i 999.999 lapislazzuli (2008) di Petti, La geometria del faraone (2013) di Anna Cerasoli e L’avventura dei geroglifici (2016) curato dal Museo Egizio di Torino. Un’immersione in misure, corde, recinti, e cose che non sono come sembrano, che si risolvono con disegni e discussioni, raccontate da un vecchio egizio a un giovane straniero… indovinate di chi si tratta?
I tre libri scritti da Giusti sono destinati ad allietare i giovani lettori e sono nel contempo fonte di ispirazione per ogni insegnante: indicano una strada di apertura a tutti e di rottura di rigidità su ciò che ognuno crede che sia l’unico modo per parlare di matematica, quello di sempre arrugginito dalle consuetudini. La loro trama avvincente propone una matematica umana, vibrante e curiosa e mostra cosa sia sostituire le idee “inerti” (come scrisse Alfred N. Whitehead nelle sue riflessioni sull’insegnamento della matematica), che spesso intossicano la matematica scolastica, con sentimenti e idee capaci di “fare scintille”. A contatto con la curiosità insaziabile di bambini e ragazzi e la loro capacità di fantasticare e di immedesimarsi.